Appia Paolo Rumiz: foto

Tutti quelli che amano l’Italia e i viaggi non possono non leggere il libro Appia di Paolo Rumiz. Il giornalista di “La Repubblica” ha percorso a piedi, insieme ad alcuni amici, quella che è stata la prima grande strada dell’Europa, ossia la Via Appia.

Appia Paolo Rumiz: via Appia Antica mappa

Rumiz è partito con la sua troupe da Roma ed è giunto a Brindisi, ma prima di intraprendere quest’avventura ha incontrato alcune difficoltà. Sono stati in molti a sconsigliare al giornalista quest’impresa, dato che molti tratti del percorso ormai sono stati cancellati dall’edilizia o inglobati all’interno di costruzioni private.

Appia Paolo Rumiz: cenni storici sull’antica strada romana

Anche se il resoconto di Rumiz è molto dettagliato e munito di mappe (disegnate da Riccardo Carnovalini), prima di leggere questo libro ti consigliamo di farti un’idea su ciò che rappresenta storicamente questo percorso.

Se sei pigro e non vuoi leggere intere pagine di enciclopedie o di testi online, abbiamo creato qui per te un mini-riassunto su quello che ha significato l’Appia per gli antichi romani.

Riassunto storico

Nell’antichità di Roma l’Appia era un collegamento che permetteva di raggiungere il porto di Brindisi. In questo scalo avvenivano gli scambi commerciali con la Grecia e i territori mediorientali. L’Appia fu costruita tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a. C. ed è tutt’oggi considerata una delle più importanti opere ingegneristiche dell’antichità. L’Appia fu importantissima per Roma anche dal punto di vista militare. Tutte le imprese dell’Impero nei territori del Medio Oriente iniziarono lungo quel percorso.

Alcune parti di questa strada sono ancora oggi visibili, perché conservate in condizioni abbastanza buone (basti pensare all’area archeologica dell’Appia Antica della Capitale), altre invece sono state eliminate da costruzioni oppure sono sperdute nelle campagne della Campania.

Il “Wandern” di un gruppo di uomini

Per descrivere le ragioni che hanno spinto Rumiz a intraprendere questo viaggio basta leggere questa frase tratta dal libro:

«Si parte perché è primavera o perché è autunno, si parte perché è tempo di migrare e qualcosa ti sveglia dentro come nelle anatre quando gli prudono le ali. Si parte perché la pressione arteriosa o il mal di schiena ti avvertono che hai le scatole piene della solita vita, perché c’è un vecchio sogno nel cassetto, o perché una sera a cena con amici scatta una coincidenza, un ricordo, un racconto, qualcosa che accende la lampadina» (Appia, P. Rumiz, pag.28 – Edizione Narratori Feltrinelli 2016).

La spinta di Rumiz è quella che conduce al “Wandern” tedesco, cioè a quel profondo desiderio di camminare immersi nel verde, seguiti da un profondo senso di avventura e di libertà. Viva è nei viaggiatori la voglia di ascoltare la propria voce interiore e plasmarla con quella della natura e delle origini dell’essere umano.

E perché non ricercare quel senso di appartenenza proprio sulla via Appia che per dirla con le parole dell’Autore è il «promontorio di un’Europa che perde l’anima».

«Il bello è che nemmeno alla fine ci siamo resi davvero conto di cosa avevamo fatto. Il senso autentico dell’avventura è emerso solo settimane più tardi, ben dopo il tuffo conclusivo di Brindisi, ed è stato solo quando, a fine estate, usciti i diari di viaggio e i filmati sull’avventura, siamo tornati sul “luogo del delitto”» (Appia, P. Rumiz, pag. 32 – Edizione Narratori Feltrinelli 2016).